Qualora i motivi non fossero adeguatamente riportati, potrebbe configurarsi un vizio di motivazione dell’avviso di accertamento. Infine, c’è la parte relativa all’imponibile accertato e alle aliquote applicate, ovvero quanto il contribuente o l’azienda deve effettivamente pagare, con sanzioni e interessi.
Cosa fare, a questo punto? Prima di tutto, non sempre gli avvisi di accertamento sono da intendersi al 100% legittimi, pertanto è fondamentale rivolgersi a un avvocato esperto a Roma dopo aver ricevuto l’avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate.
Il contribuente, una volta ricevuto l’atto, può eventualmente prestare acquiescenza (quindi pagare l’importo accertato), definire le sole sanzioni, presentare un’istanza di accertamento con adesione, presentare un’istanza in autotutela tributaria, e infine proporre il ricorso tributario.
Cosa significa che l’avviso di accertamento è immediatamente esecutivo?
Come previsto dall’articolo 29 del Decreto Legge n. 78/2010, gli avvisi devono contenere anche l’intimazione di pagamento, ovvero l’invito ad adempiere al pagamento entro una data specifica, che decorre a partire dal giorno della notifica.
A seguito di detta legge, quindi, non ci sarà più bisogno della notifica di una successiva cartella di pagamento, in quanto l’Agenzia delle Entrate Riscossione potrà agire in via esecutiva o cautelare senza più la necessità di notificare la cartella solo mediante la notifica dell’avviso di accertamento.
Ciò significa che, se si ritiene illegittimo un avviso di accertamento, è importante proporre ricorso nel termine di 60 giorni dalla sua notifica, altrimenti l’atto diviene definitivo e non sarà possibile procedere all’annullamento o alla sua rideterminazione. In verità, un’altra strada può essere percorsa ma, vista la sua particolarità, è meglio contattare il nostro Studio Legale Tributario per avere maggiori informazioni.